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04/10/2004 Parres/ Superare la "sindrome da vergogna linguistica"

Riprendiamoci sa limba!

de Fabritziu Dettori

La lunga lotta civile del Popolo Sardo per ottenere il bilinguismo, ha portato a disposizione dei sardi due leggi: una regionale, una statale. Una norma di tutela è sancita, inoltre, anche nella "Carta europea delle lingue di minoranza". Le problematiche che sorgono per l'utilizzo, in ogni ambito, de sa limba, smascherano, tuttavia, la violenza con la quale lo Stato italiano ha attentato alla civiltà del Popolo Sardo. 

La "sindrome da vergogna linguistica", risultato della dispotica colonizzazione culturale italiana, è il vero ostacolo che ora i sardi devono superare per riappropriarsi liberamente della sardità linguistica sottrattagli. Questa grave fobia, iniziata massicciamente negli anni cinquanta attraverso l'iter scolastico colonialistico, realizza a tutt'oggi il suo venefico percorso d'omologazione alla cultura italiana.

Parlare di scuola, è senz'altro astratto e generico: le responsabilità concrete, oggi più di ieri, cadono su moltissimi docenti. Costoro, infatti, formatisi nel medesimo ordinamento italianista e subendone il sistema, sono divenuti, a loro volta, gli esecutori diretti della"pulizia etnica culturale". Tant'è vero che il cuore della sardità: sa limba, si fa percepire capillarmente ai discenti come un handicap da superare velocemente per la sua "rozzezza" e anacronisticità. L'insegnante colonialista italiano, insieme a quello sardo autocolonizzato, che non tiene in considerazione le leggi citate, pregiudica, come avveniva in passato, seriamente la formazione intellettuale "sarda" delle nuove generazioni. I nostri giovani impediti di consapevolizzarsi popolo, sono indotti, infatti, a volgere le spalle alla sardità. 

L'esito dell'italianizzazione forzata, applicata sul cardine del pregiudizio razzistico e del becero sciovinismo, continua ad avere per conseguenza la disintegrazione dei contenuti culturali e linguistici degli studenti di nazionalità sarda. Tale politica, applicata a suo tempo ai danni degli algerini dagli occupanti francesi, si chiama: colonialismo mentale. 

I pochi sardi che, liberatisi dai complessi d'inferiorità, coltivano con coscienza la lingua sarda in famiglia, parlandola soprattutto ai propri figli, sono Sardos Sinkeros. Patrioti custodi del patrimonio linguistico della Nazione Sarda. Questo coraggioso e rivoluzionario metodo di recupero de sa limba, garantisce compiutamente l'avvicendamento linguistico generazionale, e crea un vincolo verso sa Sardinia. Vincendo i condizionamenti colonialistici che devastano i sentimenti di un popolo soggiogato, qual è quello sardo, i sardi devono trovare il coraggio di parlare esclusivamente sa limba, indipendentemente dalla variante, ai propri figli già dalla nascita. Ciò non impedirà ai bambini di imparare correttamente l'italiano e le altre lingue. E' scientificamente sfatato, infatti, che il bambino, il quale si esprime in sardo in famiglia, faccia poi confusione con l'italiano a scuola. 

I massimi esperti pediatri e psicologi dell'età evolutiva, ci danno riprova di quanto detto: " dalla nascita fino a 8-9 anni il cervello riesce ad imparare più lingue con un'estrema facilità". E "venendo a contatto, poniamo, con due lingue, diventano bilingui e crescono senza manifestare ritardi o confusione nelle capacità d'apprendimento." Altresì: "Rivolgersi al bambino in due lingue, anche dalla nascita, non è dannoso. Anzi, oggi molti esperti ritengono che possa rivelarsi vantaggioso. Non solo per dare al piccolo l'opportunità di imparare in modo naturale più lingue, ma anche per abituare la mente a doti di flessibilità e versatilità. E' bene parlare ambe due le lingue fin dalla nascita, perché prima s'inizia, più il piccolo è ricettivo." Infine: " Per fare in modo che il bambino diventi bilingue senza particolari difficoltà, è importante che fin dall'inizio i genitori [nel caso per es. che solo un genitore parli sardo] parlino ognuno nella propria lingua." 





Fabritziu Dettori

A segus