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19/11/2004 Rassigna de s'imprenta - Il Giornale di Sardegna 3.11.2004

La regione compra libri. Dov’è lo scandalo?

di Mario Argiolas

La pagina dedicata all’editoria sarda pubblicata ne Il giornale di Sardegna del 29 ottobre si presenta sin dal richiamo in prima, “Libri sulla Sicilia comprati per aiutare gli editori sardi”, come uno scoop e nell’insieme veicola messaggi negativi sull’intero comparto.

Ben venga il giornalismo d’inchiesta, pressoché assente nel panorama dei giornali sardi, ma in questo caso ritengo si tratti di uno scoop mancato.

Provo a dimostrare la mia affermazione con l’obiettivo di dare un contributo utile alla discussione sul ruolo della cultura nell’attuale contesto politico e sociale.

Il messaggio negativo emerge da una serie di elementi contenuti nella pagina.

Primo: i titoli insistono sul fatto che la regione acquista libri sulla Sicilia, su Napoli e i barbari per aiutare l’editoria sarda. Nell’articolo di apertura il giornalista insiste su questo punto elencando sei pubblicazioni di argomento non sardo.

Secondo: vengono elencati, editore per editore, le copie acquistate e la spesa effettuata. Sotto un segno grafico inequivocabile (una mano che consegna bigliettoni) viene riportato l’ammontare della cifra spesa per l’anno 2003, Euro 418.736,00.

Terzo: La Regione finanzia i libri due volte. Così viene riportato in due brevi articoli opportunamente titolati. Il riferimento è alla Fiera del libro di Torino e a quella di Francoforte. Quarto: della L. R. n 22 del 1998 si parla in modo molto rapido in un breve articolo e si mette in evidenza la complessità dei meccanismi di scelta dei libri, la poca chiarezza dei criteri di scelta, l’ampio margine lasciato alla discrezionalità.

Si veicola il concetto che gli editori sardi sono assistiti dalla Regione, che il danaro pubblico (418.736 euro!) viene sperperato per acquistare libri due volte o comunque libri di scarsa qualità e interesse, che la legge sull’editoria è complessa nei meccanismi, poco chiara nei criteri e lascia ampi margini alla discrezionalità.

Non viene detto che uso se ne fa dei libri acquistati (quasi 15.000 copie) per cui il lettore può farsi l’idea che questi libri finiscano negli scantinati della Regione. Sarà un caso ma queste valutazioni collimano in buona parte con quanto dichiarato recentemente da Marcello Fois alla Nuova Sardegna e dall’Assessore Elisabetta Pilia a Sardinews. Fois ha parlato di editoria assistita, di enti, entini e entelli che erogano contributi. L’Assessore ha parlato di questuanti che non producono cultura e chiedono finanziamenti, di sotterranei della Regione invasi dai libri mai letti e pagati due volte, della legge sull’editoria che premia la quantità e non la qualità. 

L’inchiesta del Giornale di Sardegna non è uno scoop e non mette in luce nessuno scandalo a meno che si voglia affermare che investire in cultura non compete alla Regione, che il libro non è cultura, che l’editoria sarda produce libri per lo più scadenti e di nessun interesse e utilità. C’è una posizione che si è affermata recentemente e va per la maggiore nei media, che insiste sul ripudio del passato senza distinzioni, sulla condanna di tutto quello che si è fatto prima del 13 giugno 2004.

“Vecchi poteri nuova cultura“ è il titolo di un dibattito in corso su uno dei quotidiani sardi. Si preferisce forse vivere solo nel presente e affrontare i grandiosi processi in corso senza nessun bagaglio teorico, senza memoria, radici e tradizione? 

La cultura è solo consumo, intrattenimento di tipo televisivo, reading e performance o anche approfondimento, ricerca, studio, rispetto della complessità del reale? Il libro è ancora un importante strumento di trasmissione del sapere o è ormai considerato soltanto un gadget da diffondere con i giornali? 

La L. R. n. 22 del 1998 è una legge molto avanzata in materia, frutto di tanti anni di appassionato dibattito, seppure perfettibile come tutte le leggi. Ha consentito di abrogare la L.R. n. 35 del 1952 (questa sì assistenzialistica), ha dato un forte impulso alla valorizzazione dei temi e degli aspetti delle multiformi e differenti espressioni della cultura locale. Propone il potenziamento e il pluralismo delle fonti informative, cioè del sistema locale e privato dei media (libro, rivista, radio-tv). Nello specifico campo dell’editoria libraria la legge prevede un’importante attività di promozione e riconferma il libro quale rilevante veicolo nel più ampio quadro degli obiettivi di promozione sociale, economica, scientifica e culturale della collettività isolana. 

La legge prevede l’acquisto di libri da parte della regione e questi libri, salvo una piccola quota trattenuta dall’Assessorato, sono tassativamente inviati alle scuole e alle biblioteche di tutta l’Isola. La legge esclude il doppio intervento. Un libro non può essere finanziato due volte. Tra l’altro è sottoposta al regime de minimis da parte della Comunità Europea.

La L.R. 22 ha anche recepito un’esigenza più volte manifestata dagli editori e dagli intellettuali isolani: non limitare il campo di intervento ai libri di argomento sardo, premiare anche la ricerca che si fa in Sardegna su argomenti di carattere generale.

Il discorso sulla qualità è un'altra cosa. E’ un problema che noi editori ci siamo posti e ci poniamo ogni giorno e per questo siamo disponibili al confronto. Per noi si tratta di scelte rigorose, di progetto editoriale, di consapevolezza del nostro lavoro, della voglia di dare ai nostro lettori, che si tratti di narrativa o di saggistica, un contributo originale e di spessore. E’ soprattutto un’esigenza che deve scaturire in primo luogo dall’interno, un codice etico che deve informare l’attività del singolo e dei singoli riuniti in associazione. Così facciamo e così vogliamo fare sempre di più. Ci auguriamo che lo stesso accada in tutti i campi a partire dal mondo dell’informazione e da quello della politica.

Mario Argiolas

presidente AES – Associazione Editori Sardi

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