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Diretore: -       Coord.Editoriale: Micheli Ladu
CHISTIONES

18/07/2008 
Issos chi tenent istipèndios artos bolent fortzis chi nois traballemus a indonu?
[de Gianfranca Piras.www.altravoce.net]


Sono una lettrice assidua dell'Altravoce, che ho apprezzato spesso per il coraggio con il quale dice cose scomode, nel panorama buio dell'informazione sarda.

Per questo un pò mi dispiace che la prima volta in cui le scrivo sia per dissentire da alcune sue affermazioni, ma sento forte l'imperativo di difendere quelli che lei in un articolo ha definito "i crociati della LSC". Io sono una di loro.Da alcuni anni lavoro con e per la lingua sarda, occupandomi di uno sportello linguistico e di laboratori di formazione in lingua sarda.

Non sono stata illuminata sulla via di Damasco: l'amore per il sardo in me risale ai tempi dell'infanzia e ho sempre cercato per quanto era in mio potere di valorizzarlo in tutte le attività che ho svolto, anche in tempi “non sospetti”, quando non c'era denaro di mezzo e le persone che parlavano nel cosiddetto dialetto venivano osservate con stupore e forse con un pò di compatimento.

Non sono certamente i pochi soldi che ricevo a farmi inventare mille modi per cercare di mantenere viva la lingua dei miei padri. Sono però contenta di non doverlo fare gratis et amore come in passato. Molte altre persone, come me, si impegnano in questo campo per passione e non solamente per denaro. Sbaglierò, ma non mi sembra ingiusto che anche questo lavoro, come ogni altro, venga retribuito.

Molte volte, nel leggere i commenti poco favorevoli che vengono rivolti sia a chi lavora nel mio settore sia alla norma grafica adottata dalla Regione, mi sono trovata a chiedermi in che misura le persone che commentano siano a conoscenza della LSC e se abbiano compreso appieno il valore di questo strumento che (pur se non perfetto) contribuisce a innalzare la lingua sarda agli occhi della gente comune. Certamente non voglio polemizzare con persone molto più competenti di me. Tuttavia se una laurea e studi linguistici valgono qualcosa, anch'io posso dire la mia, tenendo conto soprattutto dell'esperienza che mi sono fatta con il lavoro “sul campo”.

Come docente nei corsi di formazione ho potuto avvicinare persone di svariati paesi, di estrazione sociale varia e parlanti diverse varietà di “logudorese” e “campidanese”, e non ho visto mai da parte loro alcun rifiuto della LSC, perchè hanno compreso perfettamente che possono, pur scrivendo tutte quante allo stesso modo, leggere e parlare ciascuna nella sua variante. Cosa c'è di così incomprensibile?

Da molti interventi che leggo sul giornale mi sembra di capire che questo passaggio non è stato afferrato: si continua a parlare di LSC come nemica delle varianti locali. Ma chi l'ha detto? La bellezza delle attività di formazione che si stanno portando avanti in questi anni è proprio questa: che si apprezza di più la lingua del proprio paese perchè se ne capiscono le regole e ci si mette in relazione con la lingua degli altri paesi. È bellissimo sentir parlare in tante varianti e vedere che oggi si può davvero comunicare in sardo anche a livelli 'altì.Il fatto di avere una norma scritta è un valore aggiunto, perchè agli occhi delle persone comuni una lingua scritta è una lingua VERA, in grado di reggere il confronto con tutte le altre lingue scritte del mondo e dunque anche di essere parlata ovunque senza vergogna. Se questo è poco, allora continuiamo a polemizzare…

Viviamo in tempi in cui due generazioni di persone parlano quasi esclusivamente in italiano. Possiamo continuare a discutere all'infinito sui massimi sistemi, o rimboccarci le maniche e tentare di salvare il salvabile. Non c'è più tempo.





 
 
 

 

 
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