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26/06/2005 Shardana e istòria antiga

Su naviu antigu de Uluburum

de Leonardo Melis

Una delle numerose critiche (arrivano sempre insieme agli elogi) rivolte al nostro “Shardana i popoli del Mare” fu quella di scrivere la Storia basandoci solamente su testi di altri autori, almeno per quanto attiene i fatti riferiti al II millennio a.C.. In parte accettiamo queste critiche, non perché non abbiamo i documenti, ma perché avevamo già precisato che l’opera doveva essere una sorta di sunto di quanto ci si proponeva di enunciare in seguito. Cosa che intendiamo fare ora.

Uno dei punti che hanno suscitato maggior clamore è quello riguardante la Misteriosa Tribù di Dan e i fatti ad essa connessi. Un fatto avvenuto all’epoca del faraone Amenophe IV citava i Shardana a capo di un’ambasciata dei P.d.M. (Popoli del Mare, d’ora in avanti li chiameremo così). Gli ambasciatori, venuti a conoscenza del particolare interesse da parte di Amenophe per il culto solare di On (l’antica Danu) indicante Aton come Dio supremo, invitarono la reale coppia a “Ritornare al Culto dell’Unica Dea Madre” già praticato dall’Antica Cultura. Il faraone e sua moglie Nefertiti accettarono con entusiasmo, dando origine al primo culto monoteista della Storia, sostituendo l’Unica Dea con l’Unico Dio (Aton, Adone, Adonai, Signore).

L’incontro con G. Giacomo Pisu, autore di “La Flotta Shardana”, ci ha portati a una scoperta che sembra confermare inequivocabilmente questi fatti. Vediamo.

Nel 1982, nel sito nominato Uluburum a 8,5 km a Sud Est di Kas, nelle coste turche, a 45 m di profondità, il pescatore di spugne Mehemet Cakir scopre il relitto di una nave dell’età del bronzo. Inizialmente datato agli inizi dell’età del bronzo dagli archeologi turchi, il relitto fu studiato dall’Istituto di Archeologia Navale della Texas A&M University a partire dal 1984. I primi esiti datarono il relitto al XIV sec. a.C.... il periodo di Amenophe IV, Akenaton.

Il contenuto dello scafo ha qualcosa di strabiliante: 

- 10 tonnellate di lingotti di rame del tipo a pelle di bue, identici a quelli ritrovati in Sardinia, con gli stessi marchi di fabbrica. (alleghiamo foto)

- 1 tonnellata di stagno puro, proveniente da Simbabwe

- 150 lingotti di vetro antico

- 1 tonnellata di resina di Terabit estratta dal pistacchio trebintus, usata per gli incensieri.

- Un libro in ebano portato dall’Africa tropicale

- Zanne di elefante e denti di ippopotamo 

- Numerose statuine votive del dio Bes. Bes era un Dio venerato dai Shardana. A lui erano dedicate la Sardinia e Ibiza.

- Gran numero di spade, lance, pugnali, archi, frecce... del tutto simili a quelle conservate nei musei di Cagliari e Sassari (Sardinia)e ritrovate nel Baltico e lungo le sponde del DANubio.

- Trombette in avorio, cimbali in bronzo, liuti fatti con gusci di tartaruga.

- Perline d’ambra del Baltico. (provenienti dalla DANimarka, attraverso le vie dell’ambra dei Tuatha de Dana, i Shardana del Nord)

- L’ancora in pietra, del tipo ritrovate dal Com. G. Giacomo Pisu in Sardinia e presenti anche il Libano e Israele (Tribù di Dan?)

- Ceramica del tipo “Miceneo”, cioè Acheo-Akayasa, Danai-Shardana, cioè dei P.d.M.

- Sigilli Siriani, Assiri, Cassiti e Sumeri... e...

- 3 gusci di uovo di struzzo forati. Identici a quelli ritrovati in Sardinia, dove erano usati nel culto dei defunti. (all. foto)

- Il sigillo in oro di NEFERTITI! Donato dalla regina agli ambasciatori dei PdM arrivati a corte intorno al 1355 a.C

Cosa possiamo dedurre da questo ritrovamento? Ecco, qui entra in ballo l’esperienza marinara del Comandante Pisu e la sua conoscenza delle correnti che producevano le rotte obbligatorie delle flotte mercantili e da guerra dei Shardana. Per approfondimenti:

Sito web www.shardana.org 

Leonardo Melis (Leonardo Melis)

A segus