SU GIASSU
Domo
Ite est Diariulimba
Sa gerèntzia de Diariulimba
Su Sòtziu Limba Sarda
Organigramma de su Sòtziu
LINKS
ARCHIVIU annu pro annu 
Pro retzire sa lìtera de noas
ISCRIENOS
diariulimba@sotziulimbasarda.net



Diretore:  Micheli Ladu - Editore: Sòtziu Limba Sarda
CHISTIONES

26/02/2009 
Resposta a Bolognesi 
[de Micheli Pinna]
Leggo con interesse l'intervento di Bolognesi su Diariu. Per quanto spesso abbia avuto modo di apprezzare e di condividere le sue considerazioni di linguista che stimo e che rispetto, meno sento di condividere le sue considerazioni con pretese politologiche. La sua distinzione tra politica e "politichedda" è un suo pregiudizio mentale. Su cosa abbia fallito o non abbia fallito Soru è stato decretato dalle urne e in democrazia, giusta o sbagliata che essa sia, i numeri, ahimè!, contano.
Soru che, secondo me, è stato e resta un grande imprenditore, ha voluto applicare, senza mediazioni, forse, i metodi dell'impresa alla politica. Ciò non ha funzionato, evidentemente.
Potrei anche aggiungere "peccato!", ma le mie considerazioni personali, credo, che poco importino. Condivido quello che ha detto il commissario del PD Passoni: il centrosinistra deve riflettere su se stesso, sulla sua classe dirigente e sui cambiamenti avvenuti anche nella società sarda. Il veterosardismo di Soru, dico io, non è bastato a interpretare e a rappresentare i veri bisogni dei Sardi, le loro aspettative e neanche a costruire nuovi orizzonti per il sardismo: tutto da rifare dunque!
In tal senso è giusto, perciò, che ognuno di noi si assuma le proprie responsabilità, compresi gli intellettuali come Bolognesi. La questione della lingua, lo dico per lui e per molti altri linguisti, non è solo una questione linguistica ma una questione culturale, politica e sociale complessiva, oltre che complessa.
I luoghi simbolici del sorismo, mutuati a spezzoni da vecchie battaglie storiche del sardismo, non sono bastati, né bastano più, evidentemente, a interpretare e a rappresentare le nuove aspettative dei Sardi. La giacca di velluto, l'introversione, la testardaggine, la solitudine, il mito del buon condottiero solo contro tutti e del paladino dei vinti non bastano evidentemente a dare fiducia all'immaginario di un popolo che deve fare i conti con un quotidiano concreto e non virtuale: con l'occupazione dei giovani e dei meno giovani, con le migliaia di donne destinate ancora ad essere forzatamente casalinghe, con i pastori e i contadini in ginocchio di fronte ad una crisi che in Sardegna è resa ancora più grave, sia per l'isolamento che per la politica scellerata delle banche, con un'Università e una scuola in smobilitazione etc etc….
A cosa servono le simbologie del sardismo, di quello diffuso, di quello ancora da diffondere e da difendere, se i Sardi non possono avere uno statuto di sovranità nazionale, una scuola e un'Università che parlino in sardo unitamente all'italiano e all'inglese, una Sanità che funzioni, un'economia che produca e non assista, la possibilità di viaggiare liberamente e a basso costo?
Sono tutte cose dette, ri-dette e stra-dette da sempre! Soru, anche lui, ha detto, ri-detto e promesso: le idee erano buone, qualche fatto è stato anche positivo e credo che Cappellacci, e il nuovo ordine politico, ne dovrà tenere conto, ma, per un presidente identitario, più identitario di tutti, il fatto è stato molto poco rispetto al promesso. La figura di Soru in tal senso, mutatis mutandis, credo che possa essere paragonata a quella di un altro grande presidente identitario, a quella di Mario Melis. Anche Melis, infatti, ha fallito proprio nel cuore pulsante del progetto sardista: la legge sulla lingua venne portata in aula e impunemente bocciata dalla sua stessa maggioranza di centrosinistra due giorni prima della fine della legislatura.
Soru, la legge sulla lingua, non è riuscita nemmeno a portarla in aula, si è limitato a varare un decreto di giunta qualche giorno prima delle sue dimissioni. Peccato, poteva farlo prima ed eventualmente mandare a casa in tempi non sospetti i suoi alleati che, come egli ha detto, non lo facevano governare, se questo era….
Ora assumiamoci tutti le nostre responsabilità, quelli che hanno vinto, quelli che hanno perso. I nemici della lingua e i nemici della Sardegna credo che non siano solo di una parte, ce n'è ovunque, a sinistra, a destra, al centro, nel sardismo e fuori dal sardismo: non facciamoci illusioni. Ciò che dico è che coloro che si professano amici della lingua, della Sardegna, dei valori del sardismo assumano anch'essi le loro responsabilità, lascino perdere le ideologie, i risentimenti, i pregiudizi, le simbologie vuote e si attengano baconianamente e scrupolosamente ai fatti e alle cose concrete.

Micheli Pinna













 




 
 
 

 

 
diariulimba@sotziulimbasarda.net  © sotziulimbasarda 2004-2008,"e' vietato riprodurre articoli originali o estratti da questo sito senza l'assenso della direzione"